giovedì, marzo 28

“Mamma, Guarda, Anch’io Posso Imparare!” – Programma Nazionale INPEF per la difesa del Diritto all’Apprendimento

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“Mamma, Guarda, Anch’io Posso Imparare!”
Programma Nazionale INPEF per la difesa del  Diritto all’Apprendimento 

‘Mamma, guarda, anch’io posso imparare!’ – ha esclamato un bambino al termine dell’ultima settimana intensiva di ‘Didattica Creativa e Speciale’ per bambini e ragazzi, che l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare programma periodicamente.

“Una settimana particolarmente emozionante e significativa, in cui abbiamo incontrato davvero tanti, tanti bambini – racconta la Presidente INPEF, Prof.ssa Vincenza Palmieri – e la testimonianza che una mamma ha voluto lasciarci è davvero emozionante” (link in allegato – NdR).

“Fino a qualche anno fa le richieste che ci pervenivano erano ‘recuperi’ in alcune discipline, visto che abbiamo un Dipartimento di Didattica Efficace. Negli ultimi anni il fenomeno è mutato e le richieste dei genitori rappresentano veri drammi: si è improvvisamente abbassata l’età dei partecipanti: bambini, molti dei quali piccoli, dalla 1^ elementare e, recentemente, anche dalle scuole materne ”.

E’ una battaglia personale, quella che Vincenza Palmieri porta avanti da decenni, una battaglia che la vede schierata contro la sanitarizzazione della Scuola, che delega le proprie responsabilità

pedagogiche, didattiche, metodologiche ed educative ed imbriglia, imprigiona bambini e ragazzi dentro diagnosi sbrigative e controproducenti.

Racconta ancora: “E’ arrivato, per esempio, in Istituto, un bambino di prima elementare ai cui genitori, sin dal mese di Ottobre, è stato comunicato che, se non avesse raggiunto gli obiettivi standard, avrebbe ripetuto l’anno. A Ottobre, dopo un solo mese di scuola!

I genitori, indirizzati alle ASL per la valutazione dei Disturbi dell’Apprendimento (prassi ormai solidissima e remunerativissima) si sono invece recati presso di noi per comprendere se il proprio bambino, felice, sorridente, educato, dai disegni solari, ecc, ecc… fosse veramente malato.  Seppur italiano, in realtà, questo bambino ha vissuto alcuni anni della sua vita all’estero. Quindi, non ha alcun problema: ha solo bisogno di tempo e di esercitarsi nella semplice pronuncia in lingua italiana. Se avesse fatto un test sulla dislessia, con cronometro, probabilmente, non lo avrebbe superato. Oggi, con l’esatto programma, in 2 mesi, il bambino ha perfettamente recuperato.

C’è stato un altro bambino che è arrivato con una diagnosi di ADHD (ed un lieve deficit uditivo di cui ci siamo accorti in visita). Per assurdo che possa sembrare, nessuno aveva pensato che facesse fatica a stare attento proprio in conseguenza del difetto di udito. Invece, è bastato trovare per lui una posizione diversa all’interno della classe, tra i banchi, in accordo con la posizione dell’insegnante ed ecco che le difficoltà sono diminuite sensibilmente. Il bambino non era Iperattivo, era solo infastidito dal non riuscire ad ascoltare bene la maestra e per questo anche nei dettati ometteva segni o parole. Ma, nella diagnosi compilata per lui in un noto Ospedale Romano, Reparto di Neuropsichiatria Infantile, il medico aveva scritto ADHD: condannato! Non aveva però bisogno di un neuropsichiatra infantile ma di un otorino!”

“E’ un fiume in piena che si riversa tutti i giorni nei centri ASL alla ricerca di un certificato per i propri figli, perché indirizzati dagli insegnanti, ai sensi della ormai tristemente nota Legge 170 del 2010 che sancisce, per legge, cioè con AUTORITA’, ciò che dovrebbe essere degli insegnanti: il dovere ed il diritto di insegnare, di provarci, di non cedere alla prima (anche seconda) difficoltà del bambino, punti dal divino inculcato sospetto che quel bambino possa essere “malato”!  Ma il citato sospetto, non nasce spontaneo nella cultura dell’Insegnante, noto nei millenni per ben altro ruolo, quanto per inculcato, subliminale sentire ed agire: corsi di aggiornamento utili più ad uno psicodiagnosta che ad un metodologo, corsi che insegnano segni, sintomi, disturbi, come riconoscerli, come riconoscere i segni predittivi fino alla diagnosi più terribile che abbia mai letto: ‘dislessico del passato, attualmente compensato; tenere alta allerta’, cioè tradotto: “attento a te ragazzino, se nel frattempo hai imparato a leggere, noi ti teniamo d’occhio lo stesso! Alla prima che ci fai (non fai i compiti), zac, eccoti di nuovo con una bella diagnosi di ‘Dislessico di ritorno’, ‘dislessico in età adulta’ e così noi ti dimezziamo intanto il programma, ti diamo le sufficienze, ti portiamo avanti nel corso di studi. Ed un bel giorno, quando ti sveglierai da questo comodo oblio, tu ed i tuoi genitori probabilmente vi accorgerete che, se non hai studiato le lingue, quel tuo titolo finale, non servirà a niente: non è un diploma ma solo un certificato. E, anche se ce l’hai fatta, dove vai, con una cultura a metà?

Forza ragazzo, non arrenderti, fa’, come dice Roberto Vecchioni, non arrenderti mai…”

Sono tanti i bambini che arrivano con diagnosi di ADHD e DSA, tanti i bambini che sono stati portati fuori dalle aule, nei corridoi, e, di fatto, rallentati proprio in virtù di quel sostegno che avrebbero dovuto ricevere. Ecco, allora, l’importanza di ripensare anche la figura dell’Insegnante di Sostegno, che dovrebbe trasformarsi da ‘maestra del corridoio’ a Specialista dell’Apprendimento.

“Già fin dal 2010 ho insistito sul fatto che non si dovesse parlare di semplice Diritto allo Studio ma di Diritto all’Apprendimento. Continuiamo, allora, a chiederlo anche oggi, sottolineando come non debbano essere previsti solo degli Uffici Comunali per il Diritto allo Studio ma, anzi, bisogna istituire degli Uffici Regionali di Garanzia del Diritto all’Apprendimento. Che non si occupino, insomma, semplicemente dei ‘buoni libro’, ma che ripensino la propria funzione in termini di ‘buoni-parole’, ‘buoni-tabelline’, buone pratiche che garantiscano non solo lo studio ma l’effettivo Apprendimento”.

Un primo passo verso l’apertura al Diritto all’Apprendimento, di fatto, c’é stato con la Circolare Ministeriale 8 del 6 marzo 2013 in cui si era affermato il Diritto alla Personalizzazione dell’Insegnamento, perché “ogni bambino ha Bisogni Educativi Speciali”. Recependo molti degli stimoli che la Prof.ssa Palmieri aveva portato all’attenzione dell’opinione pubblica, così come delle Istituzioni, si affermò in concreto la necessità di “Mettere in campo una serie di strategie di organizzazione della didattica, dei curricula, dei libri di testo che davvero possano garantire che ogni bambino, ragazzo, individuo, per ogni ordine di scuola, possa esercitare il diritto ad apprendere, attraverso appropriata e personalizzata metodologia, SENZA ALCUN BISOGNO DI CERTIFICAZIONE DIAGNOSTICA SANITARIA che attesti un disturbo inesistente”.

Bambini non più stigmatizzati quali portatori di una malattia, dunque, ma bisognosi invece  di metodologia e progettazione educativa.

Ed è in questa direzione che l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare aveva già istituito da tempo il Dipartimento di Didattica Efficace®, che si è occupato, negli anni, di bambini e ragazzi con difficoltà (presunti disturbi) e delle loro famiglie, preoccupate o angosciate da una carriera – per i loro figli –  in neuropsichiatria infantile prima, ed in psichiatria, dopo.

Per dirlo con le parole di Vincenza Palmieri, grande promotrice di questo cambiamento: “Fino ad ora l’educazione personalizzata si è trasformata nella più grave violazione nei confronti dei bambini, e del loro diritto ad imparare, ricorrendo, di fatto (secondo la  Legge 170/2010 sui Disturbi dell’Apprendimento) a strumenti discriminatori che  eliminavano una porzione significativa del percorso didattico”. Oggi, invece, si potranno prevedere “progettazioni didattiche educative – senza la presentazione di qualsivoglia certificazione sanitaria”.

 “Questa è la fine di un ricatto” – si era commentato dunque due anni fa – “lo strumento per iniziare a stroncare l’abuso diagnostico. E dimostrare la fallacia della Legge 170/2010”.

Cosa è cambiato da allora? In che direzione e con quale forza si è condannata la sanitarizzazione dell’Istruzione? Il processo appare lento e farraginoso. A tal punto, infatti, da riscontrare una grossa incidenza del fenomeno applicata anche ai bambini più piccoli.

L’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, allora, continua la propria battaglia su più fronti.

Innanzitutto quello della denuncia e della sensibilizzazione delle Istituzioni preposte, attraverso una campagna che rende pubblica – senza sconti né mezzi termini – l’emergenza scolastica a cui assistiamo: la Campagna “Troppi per essere vero” in cui la Prof.ssa Vincenza Palmieri mette a confronto i dati numerici inquietanti e la descrizione di casi emblematici ed eclatanti per denunciare la follia di una scuola che vuole i nostri ragazzi “tutti malati.”

Sul fronte dell’informazione, dunque, ma anche su quello parallelo, imprescindibile della formazione.

Ancora oggi, l’INPEF, infatti, si dedica alla formazione non solo dei bambini e dei ragazzi in difficoltà, ma cura la preparazione di genitori ed insegnanti che apprendono tecniche facilitanti.

Il principio è sempre lo stesso: perché ridurre il programma di apprendimento ai bambini in difficoltà quando possiamo costruire un programma personalizzato, senza che questo sia impoverito?

Perché non dare a tutti, ad esempio, le mappe concettuali ed impegnarsi ad esserci, in una stretta collaborazione tra Scuola e Famiglia?

Le tecniche facilitanti rappresentano il futuro di questi bambini. Senza alcuna delega del Sistema Scolastico a quello Sanitario – che rappresenta un abuso, una violazione dei Diritti Civili e Umani di questi bambini.

“Se continueremo ad assistere ancora a questa violazione – aggiunge con forza la Prof.ssa Palmieri – personalmente mi recherò dinnanzi alla Corte dei Diritti Umani”.

Ma qualche segnale positivo si ravvisa. E’ di pochi giorni addietro una rivoluzionaria sentenza del Tribunale dei Minori di Bolzano, chiamato a decidere sul percorso scolastico di un Minore i cui voti erano ‘falsificati’ da una diagnosi.

Il caso era nato nel corso dell’anno scolastico passato, quando il padre del Minore aveva scoperto che i voti della pagella di suo figlio non erano voti reali, ma che gli veniva assegnata una sufficienza, ‘giustificata’ attraverso la diagnosi funzionale assegnata al bambino. A parere del padre, l’applicazione di questi principi al bambino, a cui era stato assegnato un maestro di sostegno, stava mantenendo artificialmente suo figlio in una condizione svantaggiata, violando il suo diritto a un vero apprendimento.

Il padre, a quel punto, si era rivolto alla Prof.ssa Palmieri e all’INPEF per una valutazione completa, effettuata tramite lo strumento dell’Analisi dei Quaderni.

“Da anni insegno ‘Disturbi dell’apprendimento, dell’affettività e della socialità’ presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Matera – racconta la Prof.ssa Vincenza Palmieri – e da anni insegno questo ai miei allievi: l’Analisi dei Quaderni come strumento di rilevazione scientifica degli aspetti non solo curriculari ma anche delle difficoltà reali, della performance, della relazione empatica bambino-insegnante e anche del terzo elemento che rientra nella relazione: i genitori. Perché sono proprio i genitori a guardare i quaderni, le valutazioni degli insegnanti, gli errori dei figli; per cui, in effetti, la relazione non è una diade ma una triade”.

Grazie a tale metodo scientifico, dunque, si è potuto evidenziare ogni progresso del bambino, cronologicamente documentato ed è stato steso un apposito Programma di Apprendimento. Nei mesi, le valutazioni del bambino sono sempre risultate positive ed in progresso.

Tutto ciò strideva, quindi, sempre di più con la diagnosi e la programmazione ridotta all’interno della quale cui il bambino era relegato. E’ stato certificato, infatti, che l’insegnante di sostegno nel caso in esame fungeva da freno ai bisogni del ragazzino ed è stata presentata richiesta di rinuncia a tale sostegno.

Finalmente, dunque, con questa sentenza del Tribunale di Bolzano, si assiste alla Legittimazione Giuridica degli esiti di dati ricavati attraverso un procedimento scientifico sperimentato all’INPEF da anni.

L’analisi dei quaderni rappresenta, infatti, l’unica dimostrazione che attesti nel tempo (fin dagli anni della materna in poi) la performance dello studente e che consenta di verificare quello che ogni legge in proposito richiede (anche la L. 170/2010 sui Disturbi dell’Apprendimento) ovvero il Progresso.

“L’Analisi dei Quaderni – spiega Vincenza Palmieri – è l’esatto opposto di ogni rilevazione meccanica che consista nel cronometrare un tempo di lettura o di scrittura. Perché l’apprendimento è un processo che avviene nel tempo ma non ha niente a che vedere con la velocità. L’apprendimento è un ‘prendere per sé’ attraverso il tempo. E il tempo è soggettivo, appartiene all’individuo. Ci si può innamorare attraverso un colpo di fulmine o ci possono volere settimane/mesi per costruire un rapporto stabile. Quindi, perché nell’istruzione il tempo non può essere visto come una variabile dell’essere e, invece, viene trattato come ‘un handicap dell’essere, dello scolaro’?”

 “C’è bisogno di portare all’attenzione dei nostri legislatori un problema così grave.

Non possiamo sminuire un problema scolastico solo e proprio perché ‘è un problema scolastico’.”

Siamo abituati a vedere sminuiti i problemi dei docenti, dei loro salari, della metodologia, come se la scuola fosse un mondo a sé. Nella scuola ci sono i nostri futuri Presidenti del Consiglio, i legislatori del domani, i nostri futuri insegnanti, i nostri futuri vicini di casa.

Noi vogliamo un mondo sano, un mondo dove venga sancito il diritto all’Apprendimento. Poter imparare è il Primo Diritto dell’Essere Umano.

Perché quando ad un bambino non si consente la possibilità di accedere al sapere, alla consapevolezza e di conseguenza alla verità, gli si sta impedendo di essere Libero. Quindi, lo si sta rendendo schiavo.

Il Diritto all’Apprendimento, in questa anatomia di pensiero, è dunque il Diritto più sacro di ogni Essere Umano. E deve passare attraverso la battaglia civile di ognuno di noi, perché “non siamo delle gocce in mezzo al mare – come vogliono farci credere – siamo dei torrenti in piena, degli uragani ribollenti di rabbia e desiderio di Giustizia e di Sapere. Perché quando si tratta di bambini e di ragazzi – uno o un milione – non possiamo fare sconti a nessuno”.

(redazione I.N.PE.F.)

In allegato:

– Il Manifesto “Troppi per essere vero” (scarica l’allegato)

– Il filmato con l’intervento all’ultimo Galà ANPEF della Presidente Prof.ssa Vincenza Palmieri sulla Campagna contro l’abuso diagnostico sui bambini

https://www.youtube.com/watch?v=ushVarecoxM

– Il punto di vista del Magistrato: commento alla citata Sentenza di Bolzano da parte dell’Avv. Francesco Morcavallo (scarica l’allegato)

– L’intervista di CNO-Webtv presso la sede INPEF registrata durante la settimana intensiva per i ragazzi: parla una mamma

https://www.youtube.com/watch?v=ESRstlp9Ylg&x-yt-ts=1422579428&x-yt-cl=85114404

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