martedì, marzo 19

Relazione Annuale del Presidente Vincenza Palmieri

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A conclusione della manifestazione – organizzata da INPEF – “Gala in Difesa dei Diritti Umani e dei Diritti dei Bambini e a sostegno del Programma Vivere Senza Psicofarmaci”, si pubblica la Relazione Annuale del Presidente Vincenza Palmieri

“Il 2018 è stato un anno importante, perché ha chiuso un quarantennio di grandi cambiamenti, in un’onda progressista, interculturale, umanistica; aprendosi oggi a nuovi scenari di cui siamo protagonisti e che attraversano vite e coscienze, non solo il mondo politico ed economico.
Cosa significa chiudere un quarantennio di cambiamenti?

Nel 1978 iniziò, in Italia, una riforma culturale di portata rivoluzionaria, come testimoniava allora l’approvazione della legge Basaglia (L. 180), il cui spirito riformista non si è esaurito nella sola chiusura dei manicomi, ma ha espresso anche una nuova capacità di guardare al diverso con accoglienza e comprensione, consapevoli per la prima volta di come la diversità potesse rappresentare un valore.

Ed è proprio su quell’onda che viene fondato in Italia anche il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani: per dirla con le parole di Thomas Szasz, laddove il sintomo rappresentava il dissenso sociale che non doveva essere controllato con la sedazione ma aiutato ad essere rappresentato.

E così, negli anni seguenti, attraverso un inarrestabile processo di globalità, innovazione e democrazia, oggi, 40 anni dopo, siamo al centro della Storia.

Il 2018 rappresenta un innegabile punto di svolta rispetto agli scenari, non solo italiani, a cui siamo abituati. La fine del bipolarismo, della destra e della sinistra, di un sistema basato sul “rosso” e sul “nero” apre a un infinito ventaglio di nuovi colori: da noi e altrove – pensiamo al nuovo destino della Brexit o alla presidenza Trump, il nuovo Governo – assistiamo a un’epoca di cambiamento, di rimescolamento delle identità e dei valori politici, perfino di rivisitazione della stessa Storia.

Al netto dei giudizi personali, è questo che oggi sta accadendo.

Ma se il cambiamento è sicuramente una fonte di stress, è anche occasione di speranza e di rinnovamento. Noi ci vogliamo credere.

Ma non intendiamo oggi salire sul carro dei vincitori. Perché? Innanzitutto perché non siamo una nave che sta affondando, ma soprattutto perché il nostro è tra i vascelli vittoriosi. E tra pari, vogliamo dialogare. I Diritti Umani e le battaglie a tutela delle persone più fragili rappresentano il binario trasversale, internazionale, universale ed il faro luminoso sotto il quale operiamo.

Perciò, se qualcuno ha mai pensato che la nostra festa annuale potesse essere null’altro che la festa di compleanno della Pedagogia Familiare, si è sbagliato di grosso.

Ciò che desideriamo è qualcosa di più: che a festa finita il popolo dei Diritti Umani – che abita il disagio, le istanze sociali, le richieste delle periferie e delle fasce più fragili della popolazione – possa tornare a casa sentendosi parte di un percorso comune, un cammino di rete che, nel corso del prossimo anno, proseguirà sempre più forte e determinato.

I risultati e le battaglie vinte:

Anche quando sembra che lo sia, il potere non è onnipotente. Lo abbiamo dimostrato con le grandi conquiste ma anche con cento, mille piccole vittorie. Con argomentazioni serie, motivazioni solide, con la strenua difesa dei Diritti Umani in tutte le sedi possibili. Il potere e lo strapotere si può vincere. Abbiamo riunito delle famiglie, restituito voce e dignità ai minori disprezzati ed umiliati, messo in discussione allontanamenti arbitrari. Questo è stato il frutto di un lavoro quotidiano, 365 giorni l’anno: perché il dolore e le richieste di aiuto si esprimono tutti i giorni, forse di più nei giorni di festa.

Abbiamo parlato di questi temi in ogni sede possibile, esponendo la filiera diagnostica che attraversa il Paese e le generazioni; che non riguarda solo una categoria professionale ma un sistema strutturato e strisciante. Tanto da farci dire oggi che, quando salviamo un ragazzo, anche uno solo, noi stiamo chiudendo un manicomio e stiamo salvando le riforme sociali.

Abbiamo promosso l’informazione e la cultura al riguardo, con il format Bambini allo sbaraglio, bambini bersaglio – tutta la nostra stima a Paolo Roat anche per questo – o con l’evento dello scorso giugno “I Diritti dei Bambini da 0 a 6 anni: prima che arrivi il lupo cattivo”, che ha prodotto “Le linee guida per la Patente del Genitore”. Un espressione simbolica – patente del genitore – che rappresenta una svolta in un sistema rigido, quale quello della “perdita della responsabilità genitoriale”. L’inidoneità genitoriale, che tanti bambini ha reso orfani con genitori in vita.
Ecco, noi abbiamo deciso di rompere questo sistema e di creare un foglio di lavoro su cui la famiglia cosiddetta “inidonea” lavori e, dopo essere passata con successo attraverso tutti i gradini previsti, possa riprendere il suo ruolo e le proprie funzioni. E tornare ad essere famiglia. Non come la mamma a cui hanno tolto 3 figli perché era sdentata!

Parlando di Minori, quest’anno voglio porre l’accento anche sugli adolescenti, che ritengo la fascia più vulnerabile; perché troppo spesso si trovano, nello svincolo tra infanzia ed età adulta, intrappolati in un percorso che li vede “o rei o devianti”, oppure lasciati a un vuoto culturale che parte dalla mancanza, nei nostri quartieri e nelle nostre città, di spazi di aggregazione per i giovani. Se nei cortili dei palazzi, che potrebbero essere luoghi per loro sani, si legge sempre più spesso che “È proibito praticare qualunque tipo di gioco”, dove dovrebbero stare questi ragazzini? Soli in casa davanti a uno schermo – o cyber bulli, o introversi e solitari – oppure per strada, su un muretto, in un locale superaffollato, alla disperata ricerca di qualcosa che li faccia sentire parte di un gruppo?

Ma in Italia non esistono politiche per l’adolescenza, esattamente come non esistono politiche per l’infanzia. Milioni di bambini poveri, 200 mila bambini diagnosticati a scuola, un’infanzia che grida vendetta: quella dei 40 000 bambini fuori famiglia e quelli a cui vengono – tradendone la fiducia – somministrati psicofarmaci. Credo anche che non si possa più parlare, come abbiamo sempre fatto, solo di business delle Case famiglia o di collusione di questo o quel professionista: il problema è sistemico e le Case famiglia non sono che un anello di questo sistema.

Qui, il punto di partenza è stato la Legge 328/2000, che ha riformato la materia; delegando, di fatto, alle cooperative private la gestione dei Servizi Sociali nei Comuni inferiori a 5000 abitanti. Visto in Italia abbiamo oltre 8000 Comuni che rispondono a questa descrizione, abbiamo visto radicarsi sul territorio un numero imprecisato di cooperative di operatori e assistenti sociali che, vincendo un qualsivoglia bando, si convenzionano con un Comune per erogare, da privati, un servizio pubblico importantissimo come quello dell’assistenza ai Minori.
Servizi che troppo spesso, per i politici locali, diventano bacini di voti. E allora, come ci siamo indignati per il caso Mafia Capitale, scoprendo che “i migranti fruttano più del traffico di droga”, dobbiamo indignarci per questo business – politico ed economico – che lucra e si alimenta sulla pelle dei più fragili.

Inoltre, come sempre, particolare rilievo va dato alle attività del Programma Vivere Senza Psicofarmaci nella sua duplice veste: servizio di accoglienza e presa in carico di pazienti che iniziano un percorso di dismissioni, in accertate condizioni; e movimento culturale che continua a ricevere premi e riconoscimenti istituzionali.
E che, con tanto coraggio, a livello nazionale, sta facendo la differenza.

I numeri annuali di questo impegno:
Persone aiutate 900

Componenti famiglie aiutate 5400

Ore di consulenza 4800

Studenti iscritti a dicembre 857

Totale iscritti nell’anno 1.237

Totale diplomati 380

Totale ore di formazione consegnate 3.700

Totale carico didattico complessivo 36.600

Ore di attività di informazione anche telefonica 4320

Persone informate settimanalmente attraverso la nostra comunicazione ed i nostri media 200.000

Collaboratori e staff INPEF 120 circa

Ma abbiamo fatto anche un grande passo avanti come ANPEF, verso il riconoscimento della Professione del Pedagogista Familiare presso il Ministero dello Sviluppo Economico che, seppur con passaggi irrituali e deleghe, ha dato una spinta in avanti alla procedura. A breve, avremo anche un nuovo motivo per far festa. Il Pedagogista familiare non è una professione sanitaria, non si sovrappone alla professione dello psicologo o dell’assistente sociale né a quella dell’educatore professionale che, invece – ahimè- rivendica di essere una professione sanitaria. Il Pedagogista Familiare è, invece, una nuova originale libera professione unica al mondo; che ha come carta dei Servizi i Diritti Umani ed i Diritti dei Bambini e si rivolge alle famiglie ed alle comunità educanti.

Obiettivi e sfide future:

Abbiamo chiuso un anno importante. Ma come lavoreremo nel nuovo anno che ci aspetta? Come sempre, instancabilmente e su più piani: chiedendo al nuovo governo di riformare la L. 328 del 2000 ed il sistema che ha delineato, in cui troviamo ogni giorno forme di violazione dei diritti delle persone e particolarmente dei bambini; esigendo interventi sulla pratica della puntura Depot, per garantire il consenso informato di quanti subiscano questo trattamento senza conoscerne effetti e conseguenze – perché si tratta dell’unico intervento terapeutico che non prevede l’obbligo del consenso informato.

Lo shock chimico – chiamato “puntura mensile DEPOT” – è un grave crimine contro l’Umanità sul quale, finalmente, la stampa comincia a prendere parola. A tale proposito, grazie anche alla giornalista Mattea Guantieri, che ha dato voce alla nostra battaglia.

A quanti genitori ho sentito dire: “Nessuno ci ha avvertiti, non avevamo idea che nostro figlio sarebbe diventato così”?

L’ormai decennale esperienza del Programma Vivere Senza Psicofarmaci mostra quanto ci sia bisogno di proseguire con questa battaglia.

E ancora, lavoreremo per continuare a diffondere le Linee guida per la riabilitazione dell’idoneità genitoriale, che ad oggi, una volta persa, non si può avere indietro: perché l’attuale ordinamento legislativo non riconosce Diritto di appello a una madre o un padre che vogliano tornare ad esserlo pienamente e amorevolmente.

Con il format Bambini allo Sbaraglio Bambini Bersaglio, convegno informativo con la partecipazione di famiglie e toccanti testimonianze, attraverseremo l’Italia a partire da Venezia, dove già i nostri amici veneti ci aspettano, fino alla Sicilia e alla Sardegna. E continueremo a salvare vite, a denunciare soprusi, a costruire alternative, percorsi, programmi e progetti. A scrivere riforme con partner credibili, a lavorare sodo, lasciando fuori dalla porta la presunzione e l’arroganza.

Se mi ascolti mi credi, diceva il compianto Giorgio Antonucci. Se mi ascolti, oltre gli occhi del pregiudizio, forse potremo farcela.

E possiamo essere tutti a bordo, guidati generosamente ed esclusivamente dall’amore per l’Umanità, nel rispetto del Diritto di tutti alla Pace, alla Fiducia e alla Verità. Grazie.

Vincenza Palmieri

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