martedì, marzo 19

Roma, Scongiurato il “TSO mascherato” di un adolescente

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Sentenza innovativa del Tribunale di Roma sulla controversa vicenda di un ragazzo con problemi di dipendenza da psicofarmaci. 

La Prof.ssa Vincenza Palmieri: “il cielo, a volte, è anche più blu”.

 
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Roma. Con una decisione che, ancora oggi, non si può non definire innovativa, il Tribunale di Roma ha scongiurato il collocamento di un ragazzo con dipendenza da psicofarmaci in una comunità psichiatrica ad alto contenimento – che avrebbe, di fatto, posto in essere un TSO – e ha decretato che possa essere seguito attraverso un progetto di sostegno multidisciplinare di supporto all’interno del contesto familiare, messo a punto dalla Prof.ssa Vincenza Palmieri, Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare.

Il provvedimento garantisce, dunque, il Diritto del Minore agli affetti familiari, oltre a sostenere e rafforzare il Diritto alla Libertà di Scelta Terapeutica.

La storia inizia alcuni anni fa. Come purtroppo succede ad alcuni adolescenti, G. inizia a bere e a fumare spinelli. In famiglia cominciano i primi scontri e difficoltà. Dagli spinelli il passo verso l’abuso di psicofarmaci è breve: G. inizia a procurarseli online, per strada e persino presso alcune farmacie dove acquista potenti antipsicotici senza ricetta.

Il problema dell’abuso di psicofarmaci tra gli adolescenti è grave e attuale. 

Secondo lo studio “ESPAD 2016 Italia” realizzato dall’Istituto di fisiologia clinica del CNR di Pisa, i giovani italiani sono i maggiori consumatori di psicofarmaci non prescritti, con una media del 10 per cento.

In una coraggiosa audizione in Commissione Infanzia e Adolescenza, sfociata poi in una Interrogazione parlamentare, nel settembre 2017 la Prof.ssa Vincenza Palmieri sosteneva che “oltre il 30 per cento dei pazienti che intraprende un percorso di sostegno per una eventuale dismissione e riabilitazione dichiara che, oltre al farmaco prescritto, acquista prodotti in farmacie, riuscendo comunque ad ottenere il prodotto anche senza ricetta”.

Quando la dipendenza di G. è diventata evidente, i genitori si sono rivolti alle strutture pubbliche, per aiutare il figlio. Di fatto, hanno corso il rischio serissimo di cadere dalla padella nella brace.


L’Azienda Sanitaria Locale non aveva le strutture e le risorse necessarie per la presa in carico del ragazzo: l’unica prospettiva sembrava essere una comunità psichiatrica ad altro contenimento. Questa soluzione comportava però un provvedimento coercitivo e autoritativo, configurando una sorta di trattamento sanitario obbligatorio con la privazione della Libertà personale del Minore, una violazione del Diritto agli affetti familiari e del Diritto di Libertà di scelta terapeutica.

E’ a questo punto che la famiglia si è rivolta alla Prof.ssa Vincenza Palmieri, fondatrice del programma Vivere senza psicofarmaci, che ha messo a punto un progetto di sostegno multidisciplinare per il supporto al ragazzo all’interno del contesto familiare.

In accordo con il Servizio Sociale Territoriale, il progetto è stato proposto al Giudice che – con una sentenza importante e, ancora per questi tempi, innovativa, lo ha accettato.

L’Avvocato Francesco Morcavallo, che ha seguito la famiglia dal punto di vista legale, ha dichiarato: “Gli interventi assistenziali vanno conciliati con la libertà delle persone di decidere in che modo e a che condizioni fruirne. Per far sì che questa libertà venga tutelata e che il giudice non percorra la strada, più semplice ma quasi sempre dannosa, di un intervento autoritativo, occorre formulare proposte costruttive e basate sull’apporto di professionalità collaudate e autorevoli. Tale attività si traduce in una proposta di libertà attiva, che, al contrario degli strumenti di contenzione e coercizione, soddisfa, al contempo, il diritto di autodeterminazione e la tutela della salute”.

“Il cielo, a volte, è anche più blu” – conclude infine la Prof.ssa Vincenza Palmieri. 

“Nel grigiore di un punto di vista sempre uguale a se stesso, in cui il Supremo interesse del Minore viene sostituito dal supremo interesse di altri, quando riusciamo a mettere insieme le buone pratiche, la buona volontà, i buoni professionisti e i buoni Giudici che procedono uniti in una direzione di buon senso, allora le nuvole si diradano e si inizia a vedere questo cielo blu, come è giusto che sia il cielo dei nostri ragazzi! La criticità degli adolescenti è proprio l’adolescenza. E l’adolescenza non è una malattia.

Quello che noi leggiamo quotidianamente nelle storie che prendiamo in carico è che gli atteggiamenti e i comportamenti di un adolescente diventano il sito mo di una malattia. Ma questo, com’è evidente, non è vero.

Oggi assistiamo a qualcosa che va oltre l’affermazione della libertà di scelta terapeutica: assistiamo all’applicazione perfetta del Supremo Interesse del Minore. Quel Minore che ha semplicemente bisogno di un particolare tipo di progetto e di attenzione: un gruppo di professionisti che possano garantire l’aspetto educativo, terapeutico, il monitoraggio, il sostegno alla famiglia e l’aspetto didattico, visto che questo ragazzo è uno studente.

Tutto questo rappresentava il progetto stilato per lui e che rappresentava l’unica alternativa ad una segregazione in una struttura psichiatrica che non lo avrebbe liberato dal disagio ma, anzi, avrebbe incancrenito le criticità.

Insieme ai Servizi Sociali, all’Avvocato della famiglia e al Magistrato, si è disposta, dunque, la soluzione più sana affinché fosse rispettato l’interesse e quindi la VITA del ragazzo e della sua famiglia  e affinché il suo e il nostro cielo diventi, da oggi in poi, sempre più blu. 

Per tutti coloro che vorranno affollarlo.”

 

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