Intervento della Prof.ssa Vincenza Palmieri al Festival “Il Diritto di essere Bambini”
Milano. Nell’ambito dell’edizione 2023 del Festival “IL DIRITTO DI ESSERE BAMBINI – I linguaggi espressivi mediatori del benessere” organizzato da Bicocca Università degli Studi di Milano, e magistralmente diretto dalla prof.ssa Annamaria Poli, la Prof.ssa Vincenza Palmieri – Ambasciatrice per i Diritti Umani e la Pace nel mondo, Fondatore della Pedagogia Familiare e Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare – è intervenuta con una apprezzata relazione in merito al Diritto dei Bambini alla Speranza che “non è scritto nei testi giuridici ma che dobbiamo imparare a coltivare”, ricordando il “Diritto negato ai bambini di stare insieme ai loro genitori”: una tragedia dell’umanità che va combattuta ogni giorno.
«Un po’ di tempo fa alcuni organismi nazionali e sovranazionali mi hanno nominata Ambasciatrice per i diritti umani e per la pace nel mondo. Pensavo fosse una bella onorificenza, qualcosa di carino.
E invece in 40 anni di lavoro ho capito che cosa significa difendere, tutelare o anche solo informare, in modo particolare sui diritti dei bambini. Ho scoperto quanto fosse complicato e difficile; e quanto non bastasse un individuo a fare questo.
Ecco perché oggi serve farlo con i ragazzi e con i bambini. Perché se i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza li conosciamo sin da piccoli e li facciamo nostri non abbiamo più bisogno di fare delle guerre per difenderli.
Penso che c’è un diritto umano, e soprattutto un diritto dei bambini che deve essere molto riconosciuto, ed è il Diritto alla Speranza.
Quando si perde la fiducia si perde la speranza. Quello è un momento molto simile alla fine: perché tutte le persone, soprattutto i giovani, hanno il diritto di sperare.
Quando si è piccoli la nostra speranza è grandissima.
Quando si diventa un po’ più grandi, forse un po’ per l’esperienza della vita, forse un po’ per le delusioni, ma forse soprattutto per le ingiustizie che abbiamo subìto e che vediamo, questa speranza diventa piccola.
Allora forse noi abbiamo delle speranze che si sono rimpicciolite.
Ma come si fa a insegnare la speranza? Come si insegna il diritto alla speranza?
Dobbiamo imparare una cosa che il diritto alla speranza, come tutti i diritti umani, ha un’altra faccia della medaglia. Qual è l’altra faccia della medaglia del diritto alla speranza?
É il dovere da parte di noi adulti, di chi si trova in una posizione di superiorità, come noi educatori, noi genitori, noi manager, di essere molto credibili e soprattutto di essere giusti.
Facciamo l’esempio[1] di quando prendete un brutto voto a scuola che sentite di non aver meritato; un brutto voto non meritato, oppure un mancato riconoscimento al proprio impegno, alla propria buona volontà. Come vi sentite? Vi sentite che vi è stata fatta un’ingiustizia!
[1] Rivolgendosi al pubblico di Studenti in Aula Magna
E quell’ingiustizia che cosa crea a quel diritto fondamentale inalienabile di ogni giovane, di ogni bambino?
Innanzitutto, l’ingiustizia va a ledere questa nostra speranza.
E allora qual è il dovere degli adulti?
Di essere giusti.
Non so se conoscete la vicenda di Bibbiano. È una vicenda italiana molto triste. Non riguarda solo Bibbiano, ma tantissime realtà dove i bambini invece di essere aiutati a casa loro, nelle loro famiglie, si sono trovati collocati nelle case famiglia, nelle comunità, altrove, presso altre famiglie.
Che cosa è successo quando è scoppiato in Italia il caso Bibbiano di questi bambini strappati alla famiglia?
La gente – carabinieri, poliziotti, insegnanti, genitori, anche i sindaci con la fascia tricolore – è scesa in piazza. Tutti in piazza, tutti insieme a manifestare.
Ma che cos’era quella manifestazione?
Era la speranza nella giustizia, che è la prima speranza che deve governare piccoli e grandi.
La speranza della giustizia, la speranza è importante quanto la giustizia.
Perché questa speranza ci rende persone per bene, ci rende persone credibili, ci fa fare il nostro dovere, ci tiene vivi. Questo è un nostro diritto ed è un nostro dovere. E dobbiamo continuare a tenere viva questa speranza con le nostre azioni.
Ed a questo proposito, è di pochi giorni fa il nuovo decreto per le persone con disabilità. Questo nuovo decreto contiene in sé una grande speranza, un’immensa opportunità: la possibilità delle persone con disabilità di partecipare insieme agli operatori alla costruzione del proprio progetto di vita.
E questo è importantissimo, perché è un diritto che fino a poco tempo fa non c’era: la possibilità di costruire il proprio progetto di vita.
E ricordiamoci di quei bambini che non vivono più nella loro famiglia.
A proposito di speranza vi voglio dire, a voi che siete i futuri educatori, che quando un giorno vi troverete in una situazione di questo tipo, quando il bambino chiederà alla mamma o al papà: “Mamma, quando torno a casa?”
Voi dovrete poter lasciare libero quel genitore di dire: “Quanto prima. Farò di tutto per riportarti a casa!”
Questa è una cosa semplice. È un diritto normale. Però per questi ragazzi non è possibile quando i bambini sono istituzionalizzati. Questo è un diritto negato che mi sento, in una sede accademica, di poter condividere con voi. A quei bambini istituzionalizzati, che si trovano in questa condizione; si toglie qualcosa che voi avete ogni giorno: quella di poter tornare a casa, trovare i propri familiari, avere la speranza di poter vivere con i propri familiari.
Ricordiamoci che il diritto alla speranza dei più giovani è più grande. I diritti delle persone un po’ più grandi, come noi, a volte sono più piccoli.
Ma sarà proprio continuando ad avere speranza e ad avere fiducia che anche il tempo di chi è un po’ più grande potrà essere infinito.»
Tratto dalla Relazione di Vincenza Palmieri
Università Bicocca – Milano, 20 novembre 2023
Ufficio Stampa INPEF