martedì, marzo 19

Il Dott. Pasquale Critone, Consulente Tecnico Esperto presso il MIUR, sulla medicalizzazione della Scuola: “Le soluzioni dovrebbero essere più di tipo pedagogico che di tipo sanitario”

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Al Convegno INPEF “Dal Diritto allo Studio al Diritto all’Apprendimento“, interverrà come relatore il Dott. Pasquale CritoneConsulente Tecnico Esperto presso il MIUR (Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca), a cui abbiamo chiesto ​una sua riflessione.

Dott. Critone, in veste di Consulente Tecnico del Miur nonché di Dirigente Scolastico, avverte una sorta di delega del sistema scolastico alla Sanità per risolvere problemi di carattere pedagogico?

C’è sicuramente un orientamento in questa direzione, che si va sempre più diffondendo nella nostra cultura scolastica. Il superamento del concetto di “individualizzazione” dell’insegnamento-apprendimento, nella direzione di quello di “personalizzazione”, non ha modificato nella pratica quotidiana, nella maggior parte dei casi, il tentativo di portare gli alunni verso l’acquisizione di competenze in relazione ad un diffuso concetto di “alunno medio” che nella realtà non esiste. Ciò è tanto più diffuso, quanto più gli alunni presentano specificità che attualmente riuniamo sotto l’acronimo di BES (Bisogni Educativi Speciali).

La sanitarizzazione è il tentativo di risolvere tutto e subito, per via chimica, in un processo di omogeneizzazione delle persone, ciò che invece va affrontato con pazienza e con tempi che possono essere anche medio-lunghi, sempre però nel totale rispetto delle specificità individuali che sono alla base dell’irripetibilità di ogni soggetto.

Nella Buona Scuola è previsto un impegno pedagogico per dare più didattica​, più soluzioni​ e meno diagnosi?

Sì, sicuramente.

Le soluzioni dovrebbero essere più di tipo pedagogico che di tipo sanitario. Anche perché proprio per quanto riguarda la maggior parte dei Bisogni Educativi Speciali, non c’è alcuna motivazione di tipo sanitario (né è previsto l’insegnante di sostegno). Si tratta di ragazzi che presentano specificità più accentuate, sia temporanee che di media o lunga durata. Queste specificità richiedono un’impostazione didattica personalizzata che, se seguita attentamente, può consentire di affrontare le varie “difficoltà” con strumenti di tipo pedagogico come la “didattica inclusiva”, piuttosto che mediante una sanitarizzazione.

D’altronde, esistono già a livello internazionale e non solo italiano, delle indicazioni chiare in questo senso: nei vari documenti più recenti, la raccomandazione è appunto quella di evitare la sanitarizzazione, se non in casi estremi, e di trovare soluzioni diverse e più appropriate che pur esistono.

Questa deve essere senza alcun dubbio la strada da seguire!

 

Ufficio Stampa I.N.PE.F.

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