venerdì, aprile 26

Tracciata la roadmap dei Pedagogisti Familiari 3.0. ​Grande partecipazione alla Plenaria dell’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Familiari​

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Quando la S​cuola delega alla S​anità, quando i S​ervizi delegano ai T​ribunali, quando i T​ribunali delegano alla P​sichiatria, quando le F​amiglie delegano all’Esercito o alla ​F​inanza emerge, più che mai​, la carenza di azioni di supporto alla Famiglia ed è allora che i Pedagogisti Familiari scendono  in campo, se non lo sono già!”.

Con queste parole il Presidente Vincenza Palmieri ha inaugurato la Plenaria ANPEF, svoltasi  il 18 e 19 febbraio a Roma nella sede nazionale dell’Associazione.

Un appuntamento  importante che ha visto la partecipazione attiva di  un gran numero di soci Pedagogisti Familiari, insieme, per ribadire che la Pedagogia Familiare è la scienza che rappresenta l’intera rete di strumenti e processi volti a migliorare la qualità del primo micro-cosmo, la famiglia, e dei suoi componenti, intesi sia come singoli sia come gruppo.

Fondata negli anni ‘90 dalla Prof.ssa  Vincenza Palmieri in Basilicata, la Pedagogia Familiare si è estesa su tutto il territorio nazionale ed internazionale a seguito di un lavoro, più che ventennale, di aiuto concreto alle famiglie in difficoltà mettendo  insieme il puzzle derivante dalla lettura dei bisogni e delle richieste d’aiuto e delineando il  profilo professionale del Pedagogista Familiare, un esperto formato ad hoc e capace  di  operare applicando l’Approccio Familiare Multidisciplinare coordinato con competenza, efficienza ed efficacia.

A presiedere i lavori la Prof.ssa Vincenza Palmieri; presenti gli altri componenti del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione:Pierluigi Bonici, Vice Presidente ANPEF, Antonio Guidi, già Ministro per le Politiche della Famiglia, Stefania Petrera, Pedagogista Familiare Onoraria e Francesco Morcavallo, Avvocato e già Magistrato del Tribunale dei Minori e del Lavoro.

La Plenaria ANPEF del 18 e 19 febbraio a Roma

La Plenaria ANPEF del 18 e 19 febbraio a Roma

Sono state due giornate di pianificazione e di riflessione durante le quali è stata presentata la ​Fase due dell’ANPEF, che segue la ​ prima, costituita  dall’ingresso in Associazione di coloro che hanno conseguito il diploma dopo la frequenza del Master Biennale in Pedagogia Familiare – promosso dall’INPEF (Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare) – ​e l’iscrizione al Registro Nazionale dei Pedagogisti Familiari.

Il Presidente Palmieri ha ricordato che la recente costituzione del Comitato Tecnico Scientifico per la Formazione Continua consentirà di implementare i contatti con gli  altri professionisti e le altre  Associazioni, che vorranno condividere la mission dell’ANPEF: prevenire e contrastare fenomeni di violenza a danno di bambini, giovani, famiglie attraverso la realizzazione di interventi formativi e collaborazioni con Istituzioni locali, nazionali ed internazionali, organizzazioni no profit, scuole, strutture di accoglienza residenziale.

Ha sottolineato, inoltre,  che per rendere  le basi ANPEF sempre più solide è stata  già presentata la richiesta d’iscrizione dell’Associazione al ministero dello Sviluppo economico (MISE), sono stati individuati diversi Referenti Regionali, è stato allestito il sito www.anpef.org, all’interno del quale è già attivo lo Sportello a tutela dei Consumatori.

Il saluto istituzionale ai Soci presenti è stato portato da Antonio Guidi, già Ministro per le Politiche della Famiglia che ha ribadito l’importanza della figura del Pedagogista Familiare, un professionista democratico, che dà voce a chi non ce l’ha, soprattutto ai genitori e ai bambini in difficoltà.

“E’un profilo essenziale” – ha detto – “in un momento storico caratterizzato da problemi economici, di sfruttamento, di delinquenza e dall’utilizzo di droghe di Stato, come gli psicofarmaci. Da legislatore ho gestito strutture pubbliche e ho sempre pensato che lo Stato debba sostenere con interventi legislativi ed economici le famiglie dando voce ai loro bisogni, alle loro  potenzialità e fornendo risposte pedagogiche alle richieste di sostegno formulate. Avrei voluto la Pedagogia Familiare venti anni fa, mentre ero Ministro!” ​

Sull’importanza del ruolo e del futuro del Pedagogista Familiare è intervenuto anche l’avvocato Francesco Morcavallo che ha svolto una puntuale e chiarissima illustrazione della Legge 4/2013 che regolamenta le nuove libere professioni.

“Oggi la Pedagogia Familiare si consolida nella sua definizione di scienza per provare a riempire quel vuoto che da tempo riguarda la tutela dei diritti umani dei componenti delle famiglie in disagio. Vogliamo fare in modo che quel vuoto non sia colmato solo dagli interventi delle autorità ma anche da azioni svolte da professionisti competenti.

L’importanza di essere qui, in questo weekend, è quella di partecipare alla formazione della comunità dei Pedagogisti Familiari, contribuendo ad avviare il percorso di consolidamento del proprio ruolo di professionisti dell’aiuto e cittadini attivi nella vita sociale.

Grazie all’impegno scientifico ed umanitario del Presidente Palmieri, si è arrivati a una definizione chiara della professionalità del Pedagogista Familiare che supporta la famiglia con gli strumenti specifici della Pedagogia Familiare e della Didattica Efficace, ossia quelli del dialogo, del coordinamento, della famiglia come rete ”.

​Ma chi è il Pedagogista Familiare? A rispondere è la professoressa Stefania Petrera: “È un esperto che, con lo strumento specifico dell’Approccio Familiare Multidisciplinare e Coordinato (AFMC) e ponendosi in rete con altre figure professionali, affronta le problematiche della famiglia partendo dalle necessità espresse anche solo da  un suo singolo membro, dal disagio scolastico o di socializzazione  di un minore, da difficoltà relazionali di coppia ma senza utilizzare strumenti troppo invasivi o di tipo clinico.

Un Tecnico dell’aiuto, così come stabilito dal Regolamento e dallo Statuto, un convinto sostenitore della validità dell’analisi pedagogica dei conflitti, metodologia utile afar emergere potenzialità sopite e risorse dalle persone di cui si occupa, persone che vuole accompagnare in un percorso di ritrovata autonomia decisionale”.

Il Pedagogista Familiare, infatti, ha una conoscenza globale delle problematiche afferenti gli ambiti familiari ed extrafamiliari, conosce i processi scolastici, le tematiche dell’apprendimento e della didattica efficace, è un esperto di diritto di famiglia, di mediazione e di consulenza familiare, è in grado di gestire conflitti interpersonali. L’ambito d’intervento nel quale orbita è quello dei servizi alla persona e alla famiglia nei diversi contesti sociali e di vita.

Il modello di sostegno genitoriale che adotta la funzione identitaria e mediatrice  della famiglia ed è elemento di facilitazione  nel rapporto che, quest’ultima, ha con il mondo esterno perché il primo obiettivo del Pedagogista Familiare  è che la famiglia conservi la propria identità come Istituto.

Mediante l’AFMC varie figure professionali collaborano tra loro con la supervisione del Pedagogista familiare, un coordinatore leader del processo e, tutte insieme, lavorano  affinché la richiesta d’aiuto riceva adeguato sostegno.

All’interno di un processo così strutturato avviene una vera e propria Anatomia del Bisogno, così come è accaduto in queste giornate, attraverso la compilazione di lista d’interventi, che nascono dalla ritrovata capacità di autodeterminazione dello stesso soggetto che chiede aiuto. Operando in tal senso,  l’intervento multidisciplinare coordinato si traduce in un progetto articolato in  azioni mirate che vanno a costituire un piano di fattibilità.

Per raggiungere tali risultati è necessario che il Pedagogista Familiare abbia una conoscenza profonda dell’impianto teorico e degli strumenti precipui della Pedagogia Familiare e della Didattica Speciale e possieda una formazione culturale solida che gli permetta di agire nell’attuale contesto storico-sociale”.

A seguire l’intervento del Vice Presidente Dott.  Pierluigi  Bonici il quale, dopo aver definito l’excursus storico dell’ANPEF,  ha sottolineato un altro motivo importante di onore ed orgoglio, che è quello di annoverare tra i  Pedagogisti Familiari non solo coloro che hanno compiuto studi umanistici, ma anche professionisti con un curriculum di studi  di tipo giuridico o amministrativo.

“In una Plenaria storica non poteva non  essere ribadito il Manifesto della Pedagogia Familiare che, fin dalla sua fondazione è stata contraria all’abuso diagnostico in modo particolare nel contesto scolastico; si  opposta all’allontanamento immotivato dei bambini dalle famiglie  attraverso norme o modalità non sempre identificabili; è intervenuta in casi di maltrattamenti sui bambini o agli anziani o riguardanti ogni altra fascia vulnerabile  di popolazione; ha osteggiato l’elettroshock e le altre pratiche di cura  violente, invasive, lesive della dignità personale” ha concluso.

Prima dell’avvio delle previste sessioni di formazione, ha ripreso la parola ​il Presidente Palmieri per  illustrare  i punti della Fase 2 dell’ANPEF definiti in accordo con le linee dei Tavoli Tecnici sulle Professioni: la quantificazione dei Crediti Formativi annuali obbligatori, la definizione di percorsi per la formazione continua  obbligatoria​ e complementare​ riservata ai soci che consentirà l’attivazione di un rapporto costante con l’Associazione​, il tirocinio didattico dei Pedagogisti familiari nella fase iniziale di formazione, la supervisione guidata, il tirocinio professionale, la formazione dei formatori, la formazione dei supervisori.

Nell’inaugurare la fase laboratoriale dell’incontro  ha consegnato ai presenti  una riflessione che apre ulteriori ambiti d’intervento: “Il successo della Pedagogia Familiare deriva dall’aver ridato dignità alle Scienze dell’Educazione che possono svolgere azioni  di prevenzione delle problematiche familiari e sociali molto ampie ed efficaci. I Soci, provenienti da molte zone d’Italia, hanno sentito di “essere una nuova categoria professionale, pionieri di un nuovo sentire sociale”.

La condivisione delle esperienze ha visto la narrazione di un  impegno professionale svolto all’interno di studi specialistici privati, collaborazioni con  altri professionisti, attività presso centri di accoglienza per minori e sportelli,  primi timidi tentativi di attività come liberi professionisti dell’aiuto.

Cruciale e coinvolgente è stata la  testimonianza  di A. P. che, al termine del racconto del suo successo professionale attraverso l’attivazione di una rete con altri professionisti, l’apertura di uno studio privato e l’attenzione istituzionale al suo operato ricevuta dal Sindaco di Salerno,  ha mostrato  orgogliosa il suo biglietto da visita: Pedagogista Familiare ex Lege 4/2013!

​L’attività formativa del 18 e 19 febbraio è partita dalla rilevazione dei Bisogni formativi dei soci attraverso la metodologia del Bilancio delle competenze per concludersi con la stesura del Piano Formativo per l’anno 2017 e l’annuncio di una stagione ricchissima di iniziative culturali ospitate anche in sedi istituzionali.

La prima avrà luogo il 31 maggio a Roma presso la Camera dei Deputati e  sarà  il I Congresso Internazionale di Pedagogia Familiare, un evento patrocinato dal Senato della Repubblica e dalla Camera dei Deputati.

​Sarà un’altra occasione per condividere l’Orgoglio di essere Pedagogisti Familiari  e per  continuare ad  esercitare un peso scientifico, politico ed istituzionale progressivo e crescente.

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