Intervento della Prof.ssa Vincenza Palmieri
alla XII edizione del Festival “Il Diritto di essere Bambini”
Milano. (22 novembre 2022) L’intervento della Prof.ssa Vincenza Palmieri – Ambasciatrice per i Diritti Umani e la Pace nel mondo, Fondatore della Pedagogia Familiare e Presidente INPEF – relatore in occasione del Convegno del 22 novembre 2022: “Linguaggi espressivi per esprimersi e conoscere”, organizzato dall’Università degli Studi di Milano – Bicocca nell’ambito della XII edizione del Festival “Il Diritto di essere Bambini”.
La Professoressa ha spiegato che:
«Il Diritto alla Speranza è un diritto che non troveremo nei testi giuridici ma che dobbiamo imparare a coltivare. Così come va alimentato il dovere degli adulti di essere un buon esempio, di essere credibili e di essere giusti, perché i bambini e i giovani possano coltivare la Speranza, la Fiducia, il Progetto di Vita.
Per tutti noi è molto semplice decidere e scegliere dove andare e dove non andare. Vado al bar, vado a studiare a casa dell’amico, non voglio andare da nessuna parte, voglio stare a casa a guardare la televisione, a chattare. Noi abbiamo la possibilità di scegliere e di partecipare.
In Italia, invece, ci sono svariati milioni di bambini e di ragazzi che non possono partecipare, non possono scegliere assolutamente niente: sono bambini fantasma.
Eppure partecipare è un diritto, è un diritto umano, è un diritto personale, come espresso in una bellissima canzone di Giorgio Gaber: la libertà non è star sopra un albero, la libertà è partecipazione. Ma siccome è qualcosa a cui noi siamo abituati, che facciamo tutti i giorni in ogni momento, non sentiamo il bisogno di difendere questo diritto.
Chi sono bambini che non possono partecipare? Chi sono ragazzi fantasma?
Sono i due milioni di bambini che vivono in povertà.
Vivere in povertà non è soltanto avere poca roba da mangiare o non avere le scarpe firmate e non essere strafighi. Vivere in povertà significa non avere la possibilità di scegliere.
Quando si sceglie, si conosce e quando si conosce si apprende, e quando si apprende ci si può anche esprimere. E così possiamo dire la nostra in un consiglio comunale, in un’assemblea studentesca, a casa e anche con i nostri amici. La possibilità di partecipare è un grande dono ed è la base di tutte le altre libertà.
Oltre questi milioni di bambini, ci sono quei 40.000 bambini che vivono fuori famiglia. Vivere fuori famiglia, non significa soltanto essere strappati con interventi autoritativi, essere tirati per i piedi, per le gambe, per la testa. Essere allontanati dalla propria famiglia significa vivere in un contesto dove non si può scegliere. E tutti questi bambini, sono persone che devono aderire a quello che è un sistema.
Quando si arriva al punto di dovere allontanare un bambino dalla sua famiglia significa che in qualche modo abbiamo fallito un po’ prima. Quando si arriva a quel punto, significa che da qualche parte le politiche scolastiche, le politiche di territorio, le politiche sociali, le politiche alloggiative hanno fallito.
Ma non siamo qui per trovare i colpevoli, siamo qui per trovare le alternative, le risposte. E noi ce l’abbiamo, l’educazione ce l’ha la risposta.
Mi voglio soffermare su un concetto che sento spesso dai ragazzi: il diritto di curare e il diritto di aiutare i più piccoli. Leggiamo quello che hanno scritto i ragazzi lo scorso anno: hanno parlato di diritto di curare e di diritto di aiutare i più piccoli.
Abbiamo di fronte dei ragazzi come voi, che chiedono a gran voce di poter aiutare. Questi ragazzi non sono “adultizzati”, sono ragazzi che hanno compreso il valore dell’aiuto, perché il punto di demarcazione tra il successo e il fallimento, anche sociale, politico, scolastico e relazionale è la capacità di aiutare. E noi dobbiamo sostenere i ragazzi che chiedono di aiutare.
In che modo?
Nel panorama attuale gli strumenti primari sono la cultura, la conoscenza e l’apprendimento. Non parliamo più di diritto allo studio, perché adesso è arrivato il momento di difendere il diritto all’apprendimento.
Noi abbiamo attivato un laboratorio di didattica efficace perché l’apprendimento è il principale strumento che dobbiamo dare a tutti.
Dobbiamo usare tutti gli strumenti possibili perché i ragazzi possano imparare. E quando i ragazzi non imparano, non sono malati, non hanno bisogno di una diagnosi che li certifica. I ragazzi hanno bisogno di conoscere le tecniche per imparare.
Oggi spero soltanto di lasciare questa piccolissima riflessione sui bambini fantasma, sui bambini che non ci sono.
Voi siete i politici di domani, siete la nuova classe dirigente, siete coloro che stanno costruendo il futuro, c’è una grande speranza.
A voi il compito di difendere e di applicare i diritti umani in ogni dove attraverso il vostro lavoro. E soprattutto di fare in modo che mai nessun bambino possa rimanere fuori dalla possibilità di apprendere, di scegliere e di partecipare.»
Ufficio Stampa INPEF