domenica, maggio 19

Pamela Acosta, Coordinatore dell’Istituto: l’INPEF è diventato un punto di riferimento nella formazione

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Continuiamo a presentarvi i protagonisti che animano l’INPEF quotidianamente. E’ la volta di Pamela Acosta, la cui storia personale, ad un certo punto, si intreccia con quella dell’Istituto. Pamela arriva dall’Ecuador venti anni fa, studia in Italia e si laurea in Economia. Nel 2010 conosce la Professoressa Vincenza Palmieri ed inizia una meravigliosa avventura che dura ancora oggi. Pamela è il Coordinatore dell’Istituto, la memoria storica, il punto di riferimento per colleghi e studenti.

DOTTORESSA ACOSTA, LEI HA CONOSCIUTO L’INPEF NEI PRIMI ANNI DELL’ISTITUTO, UNA NUOVA REALTÀ CHE SI AFFACCIAVA AL MONDO PUNTANDO SULLA FORMAZIONE E SUI PROGETTI UMANITARI. COSA PUÒ RACCONTARCI DI QUEL PERIODO?

Sì, l’INPEF era nato da poco quando sono arrivata in Istituto, una realtà ancora piccola che già all’epoca aveva molte potenzialità. Feci un colloquio di lavoro e il giorno dopo fui messa alla prova nelle attività di marketing e di promozione. Ho iniziato così, con piccoli incarichi come è normale per una giovane donna appena laureata, ma con passione e impegno sono cresciuta professionalmente anche grazie ad un clima accogliente, ad un ambiente meritocratico e agli insegnamenti del Presidente. Nonostante la mia formazione in ambito economico, nei primi mesi sono stata a disposizione anche per aiutare i ragazzi che avevano difficoltà con lo spagnolo. Quando diventi parte di una realtà appena nata senti la responsabilità di fare il possibile perché possa crescere. Mi guardavo intorno, cercavo di conoscere e di imparare. E intanto con lo staff e il Presidente si organizzavano i primi eventi formativi e i primi corsi.

UN PERCORSO CHE LE HA CONSENTITO DI FARE TANTE ESPERIENZE, DI RELAZIONARSI CON MONDI NUOVI E STIMOLANTI. NE HA FATTA DI STRADA…

Oggi sono Coordinatore dell’Istituto e ho un rapporto diretto con gli studenti per risolvere ogni problema che possa intervenire. Quando facevamo le lezioni in presenza cercavo di esserci anche nei fine settimana proprio per accogliere gli studenti e fornire tutte le informazioni. Mi è sempre piaciuto stare a contatto diretto con loro.

LEI HA UN RUOLO CHE PREVEDE UN RAPPORTO COSTANTE ANCHE CON I COLLEGHI. COME È IL SUO RAPPORTO CON LORO?

Mi trovo molto bene. Anche se sono la veterana dell’INPEF non mi piace far pesare il mio ruolo, tutti siamo uguali perché lavoriamo per lo stesso obiettivo. Ho avuto la fortuna di conoscere tante persone che hanno fatto parte dell’Istituto e molte altre che ne fanno parte oggi. Non posso non menzionare Doriana, la mia collega del cuore con cui abbiamo vissuto i primi passi dell’Istituto e lo abbiamo visto crescere. E poi qui all’INPEF è davvero tutto possibile: è accaduto anche che alcuni studenti diventassero tra i migliori colleghi.

PARLARE CON LEI È COME VEDERE DELL’INPEF ANCHE QUELLO CHE È STATO PRIMA: I CAMBIAMENTI, LE TRASFORMAZIONI, LA COSTANTE CRESCITA DELL’ISTITUTO. QUALI SONO I MOMENTI PIÙ BELLI CHE VUOLE RICORDARE?

Nel 2012, dopo solo due anni dalla nascita dell’INPEF, abbiamo tenuto un convegno al Campidoglio dove arrivarono quattrocento persone. Fu uno di quei momenti che segnò il passaggio tra un prima e un dopo. Poi ci sono state iniziative alla Reggia di Caserta, alla Camera dei Deputati e i Gran Galà dove venivano premiate le eccellenze tra studenti, docenti e personalità che si sono distinte per l’impegno nel sociale e nei Diritti Umani. Ecco, mentre costruisci questi eventi non ti rendi conto esattamente di quello che sta accadendo, soltanto dopo rifletti sulla crescita di un luogo nato da zero, senza agevolazioni, cresciuto grazie alla lungimiranza e alla dedizione del Presidente.

UNA REALTÀ DI SUCCESSO NON PUÒ NON AVER ATTRAVERSATO MOMENTI COMPLESSI, DI TRANSIZIONE, DI CAMBIAMENTO. NEGLI ULTIMI DIECI ANNI ABBIAMO ASSISTITO ANCHE AD UNA ULTERIORE RIVOLUZIONE TECNOLOGICA, ALL’AFFERMAZIONE DI NUOVE MODALITÀ DI LAVORO. QUALE È STATO PER LEI IL PERIODO PIÙ DIFFICILE?

E’ accaduto proprio quando l’Istituto stava crescendo e si decise di aprire una nuova sede. Fu una grande sfida, un periodo di grandi cambiamenti che avvenivano contemporaneamente. Poi ce l’abbiamo fatta perché a capo c’è una persona che non si scoraggia mai, che ci guida e ci rassicura, che ha una capacità unica di gestire il tempo e tutte le responsabilità e che riesce a conciliare tutto questo con l’impegno sociale. E ora, ripensando a quel periodo e a quel senso di protezione mi è venuta in mente una frase che mi disse il Presidente nel primo giorno di lavoro. “Andrà tutto bene”. E così è stato. L’INPEF è diventato un punto di riferimento nella formazione, ha una struttura solida. E’ diventato un colosso.

IN QUESTO PERIODO DI PANDEMIA TUTTO È CAMBIATO. LE VITE E IL LAVORO DI OGNUNO. E’ STATO NECESSARIO ADEGUARSI A NUOVI MODI DI RELAZIONARSI E DI STARE INSIEME. LEI CI RACCONTAVA DEL RAPPORTO DIRETTO CON GLI STUDENTI, DEI FINE SETTIMANA TRASCORSI AGLI EVENTI DI FORMAZIONE. LE MANCA TUTTO QUESTO?

Mi piaceva molto presenziare alle giornate di lezione ma ora abbiamo trovato un ottimo equilibrio con le piattaforme digitali. Anzi, è stata una nuova sfida, ad esempio, interfacciarmi attraverso uno schermo e cercare di mantenere la stessa professionalità e accoglienza nei confronti degli studenti. Anche lo smart working all’inizio ha rappresentato una piccola difficoltà ma ora ho imparato a conoscerne gli aspetti positivi: sta funzionando e in pochi mesi abbiamo rivoluzionato il modo di lavorare. Con molte soddisfazioni.

DAL PASSATO AL PRESENTE. PAMELA, LEI È TESTIMONE MA ANCHE PROTAGONISTA DI QUELLO CHE ERA L’INPEF OLTRE DIECI ANNI FA E DI QUELLO CHE È DIVENTATO OGGI. E’ CRESCIUTA DA ALLORA COME PERSONA E COME PROFESSIONISTA. QUALI SONO I SUOI SOGNI PER IL FUTURO?

Vorrei che l’INPEF continuasse a crescere con l’armonia che, nonostante questo anno difficile, è sempre più forte sia tra lo staff che nel rapporto con gli studenti. E sul piano professionale mi sento proprio contenta, appagata, lavoro con passione tra i successi che ci sono e, certo, anche qualche difficoltà. Mi piace quello che faccio.

A cura dell’ Ufficio Comunicazione INPEF

 

 

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