martedì, aprile 23

“DOV’E’ MARCO?” La Verità sulla disperazione, il business e le Politiche Internazionali

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Dov’è Marco? Dov’è finito Marco (nome vero e non di fantasia)?
Marco: quel ragazzo di nazionalità italiana, forse nostro vicino di casa, che riforniva altri ragazzi – bianchi e neri – di psicofarmaci, reperiti non sappiamo da quali canali clandestini, nel tugurio di Roma dove la piccola Desirée e’ morta di psicofarmaci, droghe e violenza.
Farmacie compiacenti? Siti internet, sopravvissuti all’Operazione Pangea dell’Interpol che abbiamo sollecitato e plaudito pochi mesi fa e che chiuse 3600 siti illegali per la vendita di psicofarmaci?

Gli assassini non hanno colore.

Non voglio parlare di Desirée; perché ci sono tante ragazze e tanti ragazzi disperati che avrebbero bisogno di essere aiutati.
Le favelas italiane non sono solo a Roma, ma a Palermo, Milano, sulle coste e oltre.
E, da sempre, lo spaccio è il canale della criminalità organizzata, della mafia e dei signori della guerra, che utilizzano disperati allo sbando come lunga mano verso altri ancora più disperati.

Tra disperati ci si riconosce.

La guerra contro il branco pertanto – oggi – dovrà diventare l’attacco infallibile contro i signori delle droghe; e contro chi sminuisce o medicalizza le richieste di aiuto, ancor prima dell’avvicinamento alle droghe.

Sappiamo bene che queste rappresentano il PIL di Stati di cui tutti conosciamo l’economia e che rimangono inattaccati per scelte di politica internazionale.
Migliaia di contadini, nel mondo, ignari, coltivano l’oppio. Si potrebbe insegnare loro a coltivare pomodori e ulivi che potrebbero ben crescere in quei territori; e i militari di stanza proprio lì potrebbero gettare diserbanti su quelle colture di oppio.
Così non è. La disperazione genera business. Il più grande business mondiale, che continua a nutrire psichiatria, case farmaceutiche e mafie mondiali. E c’è chi ha bisogno di alimentarla.
Più disperati, più business.
In questa fase politica – in cui la temporanea fortuna dei partiti, anche a livello mondiale, è data da quanto è forte l’impatto anti-migranti e da quanti militari si riesca a mettere insieme alle frontiere del Messico, alle frontiere della Francia, alle frontiere del cuore – spostare l’asse dell’analisi sociale e umanitaria potrebbe essere impopolare.

Ma ho sempre ritenuto che niente sia più impopolare che rinnegare i propri Valori e i Diritti Umani.

Dov’è quindi Marco?
Perché è diventato un fantasma?
Perché nessuno ne parla, se non in uno speciale di “Chi l’ha visto”?
Il perché è semplice: perché, a quanto pare, oggi, non è twittabile un post che reciti “abbiamo arrestato Marco”, con lui, italiano, bianco, che vendeva psicofarmaci a ragazzi tossicodipendenti “perché uno psicofarmaco ad un tossico fa “sentire” di più 15 euro di eroina”, salvo poi scaraventarlo un metro e mezzo sotto terra più velocemente.

I nostri fiori, le nostre parole, il nostro coraggio devono guardare alle verità più ampie: alla politica internazionale, a dove si sta spostando l’asse in questo momento e a quello che i media ci stanno scrupolosamente offrendo a corredo di una deriva che soltanto uomini e donne coraggiosi, spirituali, formati e determinati possono fermare.

Politicamente “scorretti”, umanamente ineccepibili.

Vincenza Palmieri

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