venerdì, marzo 29

La strage degli innocenti

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“La strage degli innocenti”

 di Vincenza Palmieri

In questo momento, per quanto siamo riusciti a portare a casa dei risultati, assistiamo ad una recrudescenza di norme e linee guida che spingono verso una direzione ben precisa: quella di una futura, vicina, strage degli innocenti.

Attualmente, in Umbria, è in discussione una legge che si vuole far passare come “tutela dei Minori affetti da ADHD” in cui la definizione di ADHD viene data come condizione conclamata. Quando, invece, c’è un dibattito scientifico – nazionale ed internazionale – che mette in discussione il fatto che gli atteggiamenti, i comportamenti e le reazioni di un bambino possano essere catalogate in una patologia a cui è stato dato tale nome.

Secondo tale norma regionale, viene prevista la costruzione di strutture semi-residenziali o residenziali; mentre il resto dell’investimento va nella direzione della formazione per operatori e genitori, degli aiuti economici alle famiglie, dei supporti anche informatici e del trattamento con terapia psico-farmacologica “ai ragazzi con ADHD”. E’ sempre corretto aiutare le famiglie che hanno dei problemi, ma questo non deve assumere l’aspetto di un “reddito di cittadinanza” per i genitori dei bambini disabili.

Effettivamente, cosa si sta tutelando? E qual è la previsione relativa all’immediato futuro? 

Se, oltre agli aiuti economici alla famiglia, si prevedono anche i 3 giorni di riposo a casa – che di solito spettano a chi usufruisce della Legge 104 – cosa si sta facendo?
Si stanno creando le condizioni per cui qualcuno dica “evviva: cerchiamoli tanto questi ragazzi con ADHD!”; perché possano “creare benessere” in un territorio che usa i bambini per fare business: case famiglia, aiuti economici ai genitori, vendita di strumenti e quant’altro.

E’ estremamente intelligente e insieme grave, questa costruzione.
E quali sono i Diritti di questi bambini?
C’è un passaggio ulteriore, che viene presentato come “attività di integrazione anche lavorativa, per soggetti che in età adulta continuano a presentare questa problematica”.
Ma, da sempre, è risaputo in tutta la comunità scientifica che i ragazzi che hanno l’argento vivo addosso, quando diventano un po’ più grandi, sviluppano un’adesione sociale. Già nella fase post adolescenziale, trovano delle risposte ambientali più tranquille e consone al contesto. Di fatto, la loro è una manifestazione che va scemando con l’età.

Perché, allora, si parla addirittura di progetti di integrazione?  L’idea è quella di sedare psicofarmacologicamente nelle strutture semi residenziali e residenziali questi ragazzi, per poi avviarli all’interno di processi di lavoro.

Quindi ADHD tutta la vita. Fino all’età lavorativa, fino ai 18 anni.

E – si ribadisce – dove sono i Diritti di questi bambini? Quale può essere il Diritto di un bambino con l’argento vivo che non debba essere quello di poter giocare di più degli altri? Fare più sport degli altri, cioè trovare più canali attraverso i quali indirizzare la propria forza e la propria energia. E anche la propria protesta.

In 40 anni di lavoro in questo settore, con tutti i ragazzi che mi sono stati affidati, non ho mai riscontrato alcuna malattia. Ho trovato ragazzi che presentavano caratteristiche comportamentali. E, tutte le volte che abbiamo lavorato con questi ragazzi, li abbiamo “rimessi a norma di legge”. Ovvero, abbiamo visto che potevano progredire.

Ma l’elemento più grave della questione attuale risiede in un controsenso. La legge in discussione il 19 febbraio scorso in Umbria non è stata approvata non perché considerata deleteria. Anzi! Perché – ad opera di consiglieri di altri partiti e non del  Consigliere Leonelli o di altri proponenti del PD – è stata ritenuta “talmente efficace da non volerla riservare ai soli ragazzi con ADHD ma da estendere a tutti i ragazzi che rientrano nell’area dei disturbi del neuro sviluppo”. Con l’inquietante risultato di allargare ulteriormente il mercato, incentivando le diagnosi precoci e gli screening nelle scuole.

Ma dov’è – in queste norme – una sola parola spesa per i ragazzi?
Sono tutti interventi sopra le loro teste. E i finanziamenti? Dirottati verso agenzie formative, verso la scuola, verso le strutture residenziali/case famiglia. Non viene ristrutturato un campo di calcio – per dirne una – in cui questi ragazzi con un po’ di energia in più possano andare a giocare e trovare un canale di espressione.

Sulla questione dei disturbi del neuro sviluppo, siamo stati noi ad aprire uno spiraglio di verità sulla grande truffa nazionale. Quando fu approvata la L. 170, noi fummo i primi a dire “attenzione, questo percorso porta alla medicalizzazione della scuola”. Fummo molto criticati da una serie di associazioni o sedicenti tali che ci accusarono di vedere il male dove non c’era.

Dove sono finiti, invece, i bambini con DSA? In quale catalogo? In quello dei disturbi del neuro sviluppo.

Quindi quella che poteva essere una modalità o una difficoltà anche dell’insegnante o del ragazzo stesso, da superare con tecniche di Didattica Efficace, è diventato un disturbo del neuro sviluppo.

Nella scuola lo vediamo: ragazzi con DSA che vanno a sostegno. E lo capisco. Perché un bambino a cui non si insegna nulla in prima e seconda elementare, in terza, quarta finisce a sostegno. Proprio perché è stato lasciato indietro.  Se l’intelligenza non si alimenta, regredisce. E allora abbiamo bambini che erano normalissimi in prima e seconda elementare e avevano bisogno solo di un piccolo sostegno, in quarta li troviamo “instupiditi”; non perché si siano ammalati, ma perché nessuno ha insegnato loro nulla.

Se guardiamo questa processo in un’ottica strategica e di massa, appare evidente come si configuri una vera e propria strage di Stato. Perché quando si fanno gli screening per individuare i DSA, le difficoltà di comunicazione, motorie, lo spettro autistico, l’ADHD, questa sembra un’operazione “alla Highlander”. Quanti ne rimarranno che potranno giocare liberi e felici?

Allerta Italia, in questo momento.
Perché quello che viene trattato strategicamente in una regione o in due (anche in Campania mi dicono ci sia un decreto che va nella medesima direzione), non è altro che il dipanarsi di un disegno per cui, progressivamente in ogni regione del Paese, l’inscatolamento dei ragazzi e dei bambini italiani diventi possibile.
Ed è un modo per bloccare il futuro della nostra Nazione.

Se a questo aggiungiamo i bambini allontanati dalle proprie famiglie, tra quelli malati e quelli allontanati chi rimarrà?

Il superbambino?

Io credo che dovremmo ricominciare con la presa in carico sociale, con le Politiche per la Famiglia, sociali ed educative.
Formare, in modo particolare, e dare un messaggio ai nostri ragazzi: con un libro in mano, con una penna, con un dizionario, con un campo di calcio, forse si può fare molto di più che con un intervento invalidante, repressivo, autoritativo, così come siamo abituati da un po’ di tempo.
Vincenza Palmieri
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